NELLA PAGINA TROVERETE LE CARATTERISTICHE, PSICOFISICHE, IN COLUI CHE TENDE AD AMMALARE QUANDO RIVIVE UNA SITUAZIONE DI


ABBANDONO + ECTO

RIFIUTO - ECTO

TRADIMENTO + MESO

OPPRESSIONE - MESO

UMILIAZIONE + ENDO

ACCUSA - ENDO


Buona lettura e riflettete sinceramente per far si che la vostra Mente non menta!



Spesso ciò che sembra facile viene rifiutato perché troppo semplice ed evidente per essere vero e plausibile! Non aver visto la risposta, anche se era sotto i propri occhi, non può essere accettata come possibile.  Questa è Arroganza:   lo non ho visto una cosa così evidente? Non è possibile che non l'abbia vista e quindi, non può essere vera o reale. Ogni Essere umano cerca una spiegazione sulla sua vita e non sulla vita, sul perché ci si ammala e quale scopo ha la sua Anima su questa terra e non l'Anima Universale.

Domande Esistenziali di puro egoismo che alimentano la curiosità e la depressione in chi ha bisogno di risposte certe dal di Fuori e non Dentro se stessi che altro non è che l'infinitesima parte di un Immenso Progetto. Ogni risposta è dentro di noi, cercare altrove è fuorviare la verità che custodiamo nel nostro cuore, nella nostra mente, nel nostro corpo.

Ammalarsi perché? Punizione, cattiva igiene, distrazione, complotto cosmico o terreno? Ammaliamo e basta perché si dovrà porre fine alla nostra vita terrena. Eternità è sinonimo di Anima, Corpo è sinonimo di Materia e come dice una legge fisica universale: "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma"!

Bene, anche il nostro corpo, la nostra materia si trasforma e origina malattia per un semplice motivo e qui la semplicità e l'evidenza sconvolge:


"AMMALIAMO PERCHE' NON VIVIAMO CIO' CHE VORREMMO VIVERE"

Semplice vero? Ora sembra una risposta banale,  ma è la banale evidenza dei fatti che viene scartata da una mente malata e distaccata dall'Unità Cosmica. Non si vuole accettare che siamo una cellula di un Immenso Corpo Cosmico; che abbiamo un compiti ben preciso da portare avanti affinché l'unità funzioni in sincronia con il Tutto. Una cellula del nostro corpo ha una sua ben precisa funzione, uno spazio e un tempo per vivere in sincronia con miliardi di altre cellule, lo  stesso vale per ogni umano. Ognuno di noi ha una funzione, uno scopo, uno spazio e un tempo fisico per sviluppare armonia, ma se la cellula o l'Essere umano si devono adattare a fare ciò che non è nel loro progetto cosmico, cosa succede? 

Ci si Ammala, si soffre e si decide di morire per porre fine ai nostri errori, in poche parole la nostra Anima Universale ci sta informando che stiamo vivendo una vita che non ci appartiene. La malattia, il dolore e la sofferenza sono i segnali che non stiamo facendo ciò che siamo decisi di fare su questa terra. Ascoltare la propria sofferenza significa comprendere dov'è l'errore, correggerlo è portare l'armonia tra le cellule e tra gli Esseri umani, tra il Micro e il Macrocosmo.

Il libro "La Bussola Costituzionale", ha in sé un piccolo messaggio di luce per trovare la strada giusta nel comprendere l'Origine del nostro errore, la nascita e lo smarrimento, atti simultanei della nostra vita difficili da ricordare. La Bussola Costituzionale è un percorso di vita tra il Microcosmo del corpo umano, attraverso le Costituzioni, e il Macrocosmo delle frequenze energetiche invisibili ma presenti nel nostro Universo. Vi guiderò in un cammino diagnostico e terapeutico affinché possiate risalire all'"EMOZIONE PRIMARIA" che ha sconvolto la vostra esistenza, solo con la conoscenza del proprio malessere si potrà porre rimedio e allora, la guarigione risulterà reale e duratura.


La regola principale è:


VIVI NEL RISPETTO DI TE STESSO E DEGLI ALTRI, VIVI PER QUELLO CHE RITIENI GIUSTO SENZA FERIRE NESSUNO, IN PRIMIS "TE STESSO"!

Non mangeresti mai un cibo che non ti piace, lo faresti solo se stessi morendo di fame! Non ti ammaleresti ma se stessi Amando, ma quando l'amore finisce il dolore prende il sopravvento e soffri! Non uccideresti nessuno se in te non ci fosse odio o paura! 

Il tuo corpo nasce e prova un'emozione negativa, la fai tua, la cronicizzi e la archivi ne tuo DNA affinché ogni nuova cellula possa trasportare in se questa emozione negativa. Se non comprendi la tua sofferenza l'emozione che non riconosci si fa più prepotente e violenta materializzandosi in malattia e ora che hai la visione del tuo male che fai? Ti lamenti, accusi, ignori il messaggio e perpetui la tua emozione negli anni finché non ti troverai dinnanzi ad un bivio: Comprendere e vivere o arrendersi e morire?

La comprensione genererà un nuovo messaggio positivo che entrerà nel tuo DNA e ogni nuova cellula darà origine a cellule sane, la guarigione è in atto! Auguro a tutti di trovare, attraverso la Bussola, la propria strada verso la Comprensione.

Grazie

Domenico



MESODERMA: Questo secondo foglietto embrionale è rappresentato da una lamina che, nelle prime fasi dello sviluppo embrionale, si differenzia formando uno strato di cellule interposte tra foglietto più esterno, l'ectoderma e quello più interno, l'endoderma. Il mesoderma si forma durante la terza settimana di vita intrauterina e le sue cellule derivano dall'epiblasto che, come detto precedentemente, dopo che il mesoderma si è differenziato e da esso separato, prende il mone di ectoderma.

Gli organi di derivazione del mesoderma sono: tessuto osseo, tessuto cartilagineo, tessuti connettivi, muscolatura liscia e muscolatura striata, cardiocircolatorio, vasi sanguigni e linfatici, reni, milza, corteccia surrenale, gonadi e vie genitali, tessuti linfo ed emo-poietici, le sierose.

I tre foglietti embrionali

ECTODERMA: Questo foglietto, il più esterno dei tre foglietti embrionali, compare verso la fine della terza settimana dell'embriogenesi, solo dopo la formazione dell'endoderma e del mesoderma intraembrionale, l'ectoderma è riconoscibile a partire dal 16° giorno, quando l'embrione ha la forma di un disco appiattito trilaminare, cioè formato da tre strati di cellule sovrapposti. L'ectoderma costituisce lo strato rivolto verso la cavità amniotica e in pratica corrisponde all'epiblasto dopo che da questo si sono differenziate le cellule del mesoderma. Gli organi che si svilupperanno e differenzieranno dall'ectoderma, in condizioni definitive di sviluppo, saranno: il sistema nervoso centrale compresi il nervo ottico e la retina, il sistema nervoso periferico, l'epidermide e i suoi annessi (peli, unghie, ghiandole sebacee e sudoripare, ghiandole mammarie), l'epitelio del vestibolo della bocca e della parte anteriore della cavità buccale, l'adenoipofisi, lo smalto dei denti, il cristallino, l'epitelio della cornea, l'epitelio esterno della membrana del timpano, la muscolatura liscia dell'iride.

ENDODERMA: Infine c'è la lamina cellulare più interna che si differenzia nei primi stadi di sviluppo dell'embrione. L'endoderma, infatti è il primo foglietto embrionale che si differenzia ed è individuabile già dopo una settimana dalla fecondazione dell'uovo. 


da questo foglietto si svilupperanno e differenzieranno i seguenti organi: gli epiteli di rivestimento e quelli ghiandolari del tubo digerente, delle vie respiratorie e degli alveoli polmonari, della cavità timpanica e della tuba uditiva, della vescica urinaria e dell'uretra, gli epiteli ghiandolari della tiroide, delle parotidi, del fegato, del pancreas e dei suoi dotti escretori, delle vie biliari, le strutture epiteliali del timo e delle tonsille.

Oltre a queste strutture embrionali l'endoderma forma anche il sacco vitellino.

Tratto dal libro "La Bussola Costituzionale" 


Il 1° Livello SCEGLI LA FERITA dell'Anima che segnerà la vita

A questo livello corrisponde il "SUPERCONSCIO o il NOSTRO SÉ. È a questo livello che l'Anima decide quale esperienza vuole risolvere e in questa fase della vita che si decide quale Ferita VUOLE COMPRENDERE la Nostra Anima.

Questo è il nostro Livello Spirituale, il nostro Maestro interiore, la parte Divina ed è per questa ragione che un trauma, per ferire la nostra Anima, può avvenire solo a questo stadio e quindi nei, primi anni di vita, quando ancora l'energia non si è fatta materia.

Nel Superconscio troviamo le intuizioni, le facoltà extrasensoriali, la saggezza dell'anima universale. È la parte di NOI meno accessibile ma anche più potente e infinita, ci guida verso il nostro destino, verso quella che rappresenta la nostra scelta di vita ed è per questa ragione che capire e accettare la ferita vuol dire: superare l'obbiettivo che ci siamo posti su questa vita per raggiungere l'Unione con il Cosmo.

Il Superconscio lo possiamo trovare attraverso il silenzio, la meditazione, l'osservazione e la consapevolezza. Quando riusciamo ad attivare questo nostro  Superconscio e lo ascoltiamo e lo seguiamo, anche quello che risulta impossibile diventa possibile.

Questo Livello nella Bussola si instaura:

nei 3 mesi prima della gestazione

durante i 9 mesi della gravidanza

e per i successivi 6 anni di vita extrauterina

per un totale di 7 anni.

Questo è il Livello più interiore e profondo, dove si incarna la nostra Anima e da dove nasce la scelta della vita e delle esperienze che voglio vivere e superare e qui che nascono le sei Ferite che segneranno la nostra esistenza fisica ed emotiva.

Ogni Ferita agirà unicamente su un determinato Foglietto Embrionale e non su un determinato Organo, con la conseguenza di indebolire e addirittura danneggiare, fin dalla nascita, gli organi di derivazione del foglietto embrionale interessato anche se la patologia non si è ancora manifestata organicamente. Nel caso in cui la manifestazione patologica è già ben evidente e differenziata su un solo organo, questo è il chiaro messaggio che la Ferita è avvenuta in una fase PreGestionale o Gestionale.

Le Ferite dell'Anima con le conseguenti Emozione 1° sono la causa che indebolisce uno dei tre foglietti embrionali con tutti i suoi organi d'appartenenza. Non c'è in questa fase, 1° Livello, una netta distinzione dell'organo compromesso primariamente perché l'Emozione è la conseguenza diretta della Ferita e non la causa primaria. Mi spiego meglio: la Ferita segna il foglietto embrionale nella sua totalità ma poiché gli organi di derivazione non hanno ancora subito una netta differenziazione organica ed energetica, verranno interessati nella totalità senza predominanza di un organo su un altro, proprio come avviene durante la differenziazione delle cellule che da Totipotenti divengono Pluripotenti e solo alla fina saranno Unipotenti, ben differenziate le une dalle altre con le loro specifiche funzioni.

Pertanto, subire una ferita sul foglietto mesodermale influenzerà negativamente la formazione e differenziazione di reni, linfatico, ossa, corticosurrenali, immunità. utero, testicoli, ovaie, cuore, circolazione, cioè si avrà un interessamento TOTIPOTENTE. L'emozione che si vivrà durante la prima fase di vita non andrà a colpire solo un organo, ma bensì tutto il foglietto e i suoi figli, rafforzandone la ferita originaria.

Ci stiamo avviando su una STRADA DIVERSA DALL'ORIGINARIO SCOPO DI VITA TERRENA.

Questa Emozione Primaria o Innata è già presente nel nostro passato, nel karma, nelle vite precedenti ed ogni emozione risuonerà solo con le cellule di un determinato organo e questo perché vige la "Legge di Similitudine", presente a livello omeopatico. E' una Legge Universale che trova riscontro, come nel trattamento terapeutico, anche come fattore scatenante della patologia.

Esiste anche nella medicina Allopatica, dove il fattore etiologico troverà terreno fertile solo su determinati organi o cellule e non su tutto il terreno organico: ad esempio un determinato virus colpirà un determinato organo e non un altro perché c'è risonanza, l'Herpes virus colpirà solo il sistema nervoso e non i reni o altro, la salmonella colpirà l'intestino e non certo gli occhi, un determinato colore agirà e vibrerà solo con determinate cellule e non su tutte, così il rosso potrà stimolare il sistema immunitario ma non andrà a stimolare la diuresi. 

Gli esempi in campo medico naturale o chimico sono innumerevoli ed è evidente agli occhi di tutti, ma solo gli stolti accettano un nesso tra virus, batteri, tossina e malattia rifiutando di vedere ciò che non vedono. Un'emozione, una frequenza che non può essere né vista né toccata agirà su un determinato organo proprio come se fosse materialmente visibile. La stessa luna, visibile a chiunque alzi gli occhi al cielo, può essere tanto bella ed emozionare regalandoci tenerezza e benessere, quanto malefica e dannosa condizionando uno spostamento dei liquidi corporei e scatenando crisi epilettiche, irritabilità e cefalea, ma se non si vuol vedere non si può curare.

A questo punto è giusto elencare, spiegare e collocare nella Bussola Emozionale le sei FERITE dell'ANIMA con le proprie EMOZIONI e le sue PAURE, che si concretizzano nei primi sette anni, come già detto in precedenza, riguardano i primi sei anni di vita terrena e un anno di vita ultraterrena.

La ferita dell'Anima rappresenta il nostro PASSATO - L'emozione che viviamo rappresenta il nostro PRESENTE - La paura originaria rappresenta il nostro FUTURO


LE 6 FERITE



ABBANDONO (+ ECTO) c'è Tristezza negli occhi

ACCUSA (- ENDO) c'è Senso di colpa viscerale

TRADIMENTO (+ MESO) c'è Delusione nell'aspettativa

RIFIUTO (- ECTO) c'è Disprezzo per l'umanità

UMILIAZIONE (+ ENDO) c'è Vergogna di sé stessi

OPPRESSIONE (- MESO) c'è Frustrazione strutturale


L'ABBANDONO ferisce l'ECTODERMA con processi proliferativi/produttivi

Carattere: dipendente ma invadente 

Emozione primaria: tristezza

Conflitto: di relazione

Diritto negato: di avere bisogno

Paura: della solitudine, sia fisica che psicologica

Illusione di sé: "non ho bisogno di nessuno, sono gli altri che hanno bisogno di me"

Comportamento: incostante e servile

Energia fisica: bassa; energia mentale: alta (+ ecto, - meso, - endo)

Colore utile: viola, "trova l'equilibrio tra te e gli altri"

Le tre fasi della vita in un batter d'occhio: nel passato sono stato abbandonato, vivo il presente in virtù del futuro per non essere triste, ma ho paura del futuro perché potrei sentirmi solo.

Un'anima abbandonata si sentirà vuota, cercherà di relazionarsi e di farsi accettare da tutti perché non riesce a stare, né tantomeno a restare da sola, anche se ciò comporterà una totale dipendenza dagli altri. Proverà tristezza ogni volta che incapperà in situazioni si sentirà abbandonata o sola, sia mentalmente che psicologicamente. Si prostituisce pur di tenere vicino a sé la persona amata, si schiavizza per sentirsi utile, cerca di accontentare tutti per farsi desiderare e per sentirsi indispensabile, in poche parole vive con la paura della solitudine, senza considerare i propri bisogni. Il problema principale di chi si sente abbandonato è che non si sente mai amato abbastanza, anche se è in compagnia o se è apprezzato questo non è sufficiente, vuole di più, vuole continuamente la conferma che di essere il centro del mondo, è egocentrico.

Il carattere del soggetto che si sente abbandonato sarà dipendente ma invadente. Ha uno scarso senso di indipendenza, di autostima, tende ad appoggiarsi agli altri, difficilmente diventa aggressivo e ha un forte bisogno di essere accudito e curato (malato immaginario). E' sempre insoddisfatto, ha continui sbalzi di umore tra la tristezza e l'allegria, tra l'entusiasmo e il disinteresse. Socialmente è loquace e intelligente, infatti cerca costantemente di intrattenere rapporti con chiunque per farsi accettare. Le sue energie sono costantemente sfruttate per mantenere vive le relazioni, chiama, parla, esce, si rende pronto nell'accudire tutti, anche se stanco e pieno di impegni, non sa dire di "no" perché teme di non essere capito e quindi di essere abbandonato. Ogni sua scelta è demandata alla domanda: tu cosa preferisci? Anche se spesso alla fine decide lui, e questo è solo un subdolo stratagemma per far sentire partecipe chi gli è vicino. Piange quando deve raccontare le sue disavventure e i suoi abbandoni, ma poi sorride e ride improvvisamente quando torna nel presente, ha un carattere mutevole e incostante con tutti. Non si può fare affidamento su di lui perché ha troppi impegni e spesso non può concluderli tutti, ma si assume le responsabilità del fallimento perché così tutti gli vorranno sempre bene, tranne in un caso: quando viene abbandonato le sue responsabilità sono nulle e la colpa è tutta dell'altro, che non l'ha capito e amato. E' un bravo bambino, capriccioso ma obbediente, e a scuola sa conquistare le maestre cona la sua faccina dolce e il carattere docile.

La ferita dell'abbandono porta un senso di vuoto interiore, il soggetto non si sente mai colmo d'amore o d'affetto, il senso di privazione è riconducibile ad una mancanza di contatto, di affetto e protezione da parte di uno o entrambi i genitori, freddi e distaccati. Questa mancanza gli ha impedito di soddisfare i propri bisogni di affetto e calore famigliare, e per questo motivo ritiene che adesso tutto gli sia dovuto.

L'emozione innata, in chi cerca di sanare la ferita dell'abbandono, sarà la tristezza. Si tratta di uno stato emotivo-affettivo provocato da una situazione di pessimismo, sfiducia, o avvilimento che può essere reale, causata da un avvenimento drammatico (lutto), anticipata dalla previsione o evocata dal ricordo. La tristezza può essere considerata o come preparazione al comportamento del pianto o come una forma cristallizzata di pianto inibito. Una situazione di abbandono porta sempre tristezza, ma in chi ha questa ferita l'emozione viene vissuta in maniera patologica fino a sfociare in paranoiche ossessioni sul senso di abbandono. Si sentirà sempre triste per ogni cambiamento di vita, trasferimento, trasloco, nuovo lavoro, ecc. Ogni azione è protesa a tenere gli altri vicino a sé con il vittimismo, con malattie immaginarie, con il servilismo; non ha importanza, basta non restare soli. Il futuro e la vecchiaia sono vissuti con tristezza perché potrebbero comportare abbandono e solitudine. Ogni volta che nella vita ci si sentirà abbandonati si proverà una profonda tristezza dell'anima.

La paura esistenziale è quella di restare solo, di crescere, della vecchiaia, delle malattie, della separazione e del cambiamento, di stare soli fisicamente, del buio, della morte di persone care, di perdere amici, di non essere capito, del bosco, di perdersi, dell'acqua alta, della notte.


IL RIFIUTO ferisce l'ECTODERMA con processi distruttivi/ulcerativi

Carattere: indipendente ma riservato

Emozione primaria: disprezzo, avversione

Conflitto: di relazione

Diritto negato: di esistere

Paura: della compagnia, di vivere con gli altri

Illusione di Sé: "penso dunque esisto e sono speciale e unico"

Comportamento: superbo e asociale

Energia fisica: alta; energia mentale: bassa (- ecto, + meso, + endo)

Colore utile: giallo, "trova la gioia di vivere, sorridi al tuo cuore"

Le tre fasi della vita in un batter d'occhio: nel passato sono stato rifiutato, vivo il presente in virtù del futuro per non essere disprezzato, ma ho Paura del futuro perché potrei sentirmi accolto.

Un'anima rifiutata si sentirà inutile in tutto il suo essere, sia fisico che mentale. Sente di non essere degna di esistere e di non meritare niente dalla vita. Proverà disprezzo ogni volta che incapperà in situazioni in cui verrà o riceverà un rifiuto, e per questo motivo avrà di stare con gli altri, di avere una compagnia o un partner. Queste situazioni comportano il rischio di essere rifiutati. Per evitare un possibile rifiuto e quindi una ferita più profonda eviterà di stare con gli altri, diventando un asociale, misantropo; per lui il detto "meglio solo che mal accompagnato" è un istinto vitale. Quest'anima avrà uno scarso senso di sé, un io molto debole e un contatto con il corpo e le sue sensazioni molto limitato Tende a dissociare il pensiero dal sentire: ciò che pensa non sempre è collegato ai suoi sentimenti. Tende a ritirarsi in sé stesso perdendo il contatto con la realtà che è all'esterno perché non si fida di nessuno.

Il carattere sarà indipendente ma riservato. Apparentemente è il classico bambino o adulto che non si vede e non si sente, cercherà sempre di non apparire, di non farsi notare, siederà in fondo alla sala, all'ultimo banco in fondo a destra, non alzerà mai la mano per dire la sua e se non è d'accordo con l'interlocutore, abbasserà gli occhi e ingoierà le parole, le braccia e le gambe incrociate saranno il chiaro segnale che non vuole avere contatti con nessuno. Parla poco e lascia intendere, non affronta le problematiche ma le fugge, non crede di essere capace di stare con gli altri . Cerca di non attaccarsi alle cose materiali perché non le merita, e poi a cosa servono, pensa, se è infelice dentro al cuore. Si crede uno zero assoluto, una nullità, è convinto che nessuno possa amarlo o accettarlo, si auto denigra, si disprezza ma rivolge questa negatività al mondo intero; odia tuti, diffida di chi gli fa del bene e se viene accettato sarà il primo a scappare perché teme che possa entrare a far parte di un gruppo, e questo per lui è impossibile, ci deve essere sicuramente un inganno o una convenienza se lo hanno accettato. Ha pochissimi amici e conoscenze, se non è cercato non cercherà nessuno, piangerà in silenzio e al buio ma non avrà la forza di chiedere aiuto, il suo grido di disperazione si materializza in gesti inconsulti e tragici, come il suicidio o l'omicidio. Prima di giungere a questo gesto estremo, passerà attraverso le fasi del rancore, dell'odio e del disprezzo per sé stesso e per chi l'ha rifiutato. Umiliare e tradire chi lo ama e lo desidera è quello che gli riesce meglio, solo così potrà essere rifiutato nuovamente per sentirsi ancora più vittima.

La ferita del rifiuto ha avuto nel primo periodo di vita un vissuto molto difficile o di mancata accettazione da parte di un genitore o di chi ne ha fatto le veci, spesso i nonni. Per poter sopravvivere e non sentire troppo il dolore, il bambino ha organizzato la sua personalità separando la mente dal corpo, si è staccato dalle sensazioni corporee e si è rifugiato nel mentale, ma in forma conflittuale e negativa. Da adulto cerca di essere riconosciuto come essere vivente, blocca le emozioni; la sua estrema sensibilità e vulnerabilità lo conducono, per non soccombere ad un eventuale rifiuto, ad attuare un atteggiamento difensivo di asocialità e distacco dalle emozioni; vivere in solitudine è la difesa per non avere relazioni che potrebbero concludersi con un ennesimo rifiuto. Questa totale chiusura lo espone ad improvvise crisi di panico se è costretto a stare tra la gente o in un ambiente che non lo vuole.

L'emozione innata in chi cerca di sanare la ferita del rifiuto è il disprezzo. Si tratta di uno stato emotivo-affettivo provocato da una totale mancanza di stima verso qualcuno o qualcuna (più spesso associato a esseri viventi). Il rifiutato disprezza tutto e tutti, "il mondo non mi vuole e io non voglio il mondo". Il suo rifiuto è totale, coinvolge l'amore, gli affetti e in genrale i sentimenti positivi, che vengono interpretati come impossibili, perché "nessuno mi può amare". L'amore non esiste, Dio non esiste. Anche il disprezzo ha una valenza adattiva. in una prospettica evoluzionistica lo si può considerare come una modalità espressiva che serve per preparare l'individuo o il gruppo a fronteggiare un avversario pericoloso, un nemico (D'Urso e Trentin, 1992). L'emozizone del disprezzo viene espressa prevalentemente nelle situazioni di interazione sociale. Ogni volta che nella vita ci sentiremo rifiutati proveremo disprezzo.

La paura esistenziale è quella di stare in compagnia, delle persone, dei posti affollati. Il panico prevale, il soggetto rifiutato ha paura di tutti, di viaggiare, delle festività, il giorno, delle richieste, di provare affetto, delle separazioni, della scuola, della comunità, di avere figli, di poter uccidere.



IL TRADIMENTO ferisce gli organi del MESODERMA con attivazione di processi proliferativi/produttivi

Carattere: dominante ma prepotente

Emozione primaria: delusione

Conflitto: di svalutazione

Diritto negato: di essere autonomo

Paura: dei legami, di legarsi sentimentalmente

Illusione di sé: "posso ottenere tutto ciò che voglio, sono il migliore"

Comportamento: manipolatore e possessivo

Energia fisica: medio-alta; energia mentale: bassa (- ecto, + meso, - endo)

Colore utile: verde, stabilità e pazienza, "lascia la libertà alla vita"

Le tre fasi della vita in un batter d'occhio: nel passato sono stato tradito, vivo il presente in virtù del futuro per non essere deluso, ma ho paura del futuro perché potrei sentirmi legato.

Un'anima tradita si sente fallita perché non è stata scelta come priorità irrinunciabile, non si sente rispettata. Tende a negare i propri sentimenti, è come se l'io diventasse ostile al corpo e alle sue sensazioni, in quanto investe tutta la sua energia vitale sulla propria immagine, sull'esteriorità materiale. Il soggetto abbandonato prova delusione perché già da piccolo papà o mamma hanno preferito un altro a lui, e adesso rivedersi secondo non è accettabile. L'anima tradita si immola come il Cristo. Il tradito si sente perfetto e leale e non merita un tale affronto, l'essere stato rinnegato distrugge il suo ego. Proverà delusione ogni volta che le sue aspettative non verranno soddisfatte, ma in realtà è lui che si crea aspettative senza che nessuno gli abbia mai garantito fedeltà e vicinanza a vita. Un amico, un partner, un figlio o un collega hanno il dovere di rispettare i suoi desideri e le sue pretese, e quando ciò non avviene il soggetto grida al tradimento. Questa ferita spesso nasce dal complesso di Edipo: "la mamma che mi diceva ti voglio bene, sei il mio ometto preferito all'improvviso ha preferito papà o il fratellino", oppure "papà è mio e mi diceva che ero la sua principessa, e allora perché gioca con la sorellina e va a letto con la mamma, invece di tenere me tra le sue braccia?"

Il carattere sarà dominante e prepotente. La ferita ha reso il soggetto tradito altamente scettico e prepotente, non ha nessuna voglia di passare in secondo piano e di essere deluso nuovamente, pertanto tende a controllare tutto e tutti attraverso il dominio fisico o mentale; deve sapere ciò che fanno gli altri affinché nulla possa sfuggire al suo controllo, neanche le sue emozioni possono essere espresse, riesce a controllare anche i suoi sentimenti per non deludere sé stesso. Dominerà gli altri attraverso la forza fisica. La palestra e i muscoli, il comando, un tono di voce alto gli permetteranno di tenere la testa alla materia umana. La conoscenza e il sapere gli permetteranno di tenere testa alla mente umana. Non accetta sconfitte e per questo eviterà di scontrarsi con chi ritiene superiore, sceglierà i suoi compagni di viaggio quando sarà certo che non comportano una perdita materiale o, soprattutto, sentimentale. Tiene a sé le persone che ama con il controllo, li domina a volte con le minacce affinché non vadano via preferendo altri; sarà sempre disponibile e presente a soddisfare il compagno, ma solo per mostrare che lui è il migliore e non certo per il bene altrui. Educherà i figli con la convinzione che ordine e disciplina servano a rafforzarne il carattere: non esiste il "vuoi" ma solo il "devi". I sentimenti, le emozioni in tutte le loro manifestazioni lo terrorizzano. Manifestare i propri sentimenti significa aprirsi agli altri, ma questi sentimenti potrebbero, un giorno, essere usati contro di lui.

La ferita del tradimento conduce l'essere umano a diventare e a sentirsi superiore a tutti: in ogni occasione di vita deve essere il migliore per evitare di essere rinnegato; diventa leader perché solo un capo ha rispetto ed è temuto, e guai a tradire chi ha il comando. L'essenza di ogni sua azione è la negazione dei sentimenti, delle emozioni e delle sensazioni, anche a livello intimo e sessuale, per non mostrare debolezze. L'immagine che il tradito crea di sé stesso deve essere rispettata e onorata da tutti. Ogni piacere di vita è basato sulla conquista, sulla quantità e non sulla qualità dei rapporti umani; meglio mille conoscenze che pochi amici sinceri. Il soggetto che ha la ferita del tradimento è un narcisista, seducente e accattivante che si vanta delle sue vittorie e del suo aspetto esteriore, nascondendo la sua vera natura, l'ipersensibilità.

L'emozione innata in chi cerca di sanare la ferita del tradimento è la delusione. Si tratta di uno stato emotivo-affettivo che insorge quando interviene un evento inaspettato o contrario all'aspettativa. Tale emozione causa un improvviso cambiamento della direzione dell'attività che si sta portando avanti nella vita come obiettivo primario. Chi si sente tradito non accetta il rifiuto perché solo lui può avere il potere di rifiutare chi l'ha tradito, è un esaltato e non ammette i propri errori, se li commette si sentirà deluso di sé stesso, avrà perso una fetta di autostima e andrà su tutte le furie o in un isolamento autopunitivo. Non è ammissibile che uno come lui possa essere scoperto e messo in ridicolo se commette errori, vive in continua tensione ed è facilmente irritabile. Ogni volta che nella vita ci si sentirà rinnegati o traditi si proverà un profondo senso di rabbia e vendetta.

La paura esistenziale è quella dei legami, di innamorarsi, di mostrare i propri sentimenti, di ammalarsi, di perdere l'immagine, di impazzire, di perdere il controllo, perdere il lavoro, della vecchiaia, di perdere la fiducia degli amici, dei colleghi, della famiglia, di scoprire il passato.


L'OPPRESSIONE ferisce gli organi del MESODERMA con attivazione di processi distruttivi/ulcerativi

Carattere: insicuro ma insoddisfatto

Emozione primaria: frustrazione

Conflitto: di svalutazione

Diritto negato: di imporsi sugli altri

Paura: della libertà

Illusione di sé: "se faccio il bravo bambino sarò amato"

Comportamento: remissivo e provocatorio

Energia fisica: medio-bassa; energia mentale: alta (+ ecto, - meso, + endo)

Colore utile: rosso, da la forza di reagire e il coraggio di vivere

Le tre fasi della vita in un batter d'occhio: nel passato sono stato oppresso, vivo il presente in virtù del futuro per non essere frustrato, ma ho paura del futuro perché potrei sentirmi libero.

Un'anima oppressa è la più insicura tra tutte le anime ferite; questo è lo stato emotivo che conduce la personalità a considerarsi incapace; l'oppresso accetta completamente il volere dell'altro, che è visto come colui che sa e lo può proteggere dalle insidie del mondo. Diventa facilmente succube dell'amore egoistico e possessivo. Proverà frustrazione ogni volta che gli verrà chiesto o imposto un atteggiamento, una scelta, una decisione di vita. Spesso alla base di tale atteggiamento c'è il bisogno di sentirsi amato e protetto, oltre che il senso di incapacità. L'oppressione arriva avvolgente come una finta certezza di un luogo sicuro in cui si percepisce come "bello" il fatto di lasciarsi opprimere. L'oppressione è esercitata nel rapporto a due, l'oppressione trasforma l'amore in un'arma e giustifica le sue azioni, il suo agire negativo dichiarando che "lo fa per il bene dell'altro", nell'oppresso c'è la compiacente remissione ai voleri dell'oppressione. La conseguenza finale che si instaura in quest'anima è una profonda frattura interna nella persona, che non sa più riconoscersi come soggetto e non sa più entrare in contatto con la sua anima. La strada per la libertà dovrà passare attraverso il riconoscimento della propria debolezza, del non pensarsi più come "figlio di quella madre" o "marito di quella moglie". La libertà dell'anima oppressa sta nel non esistere più in funzione di quel solo rapporto, ma spezzando le catene o il cordone ombelicale e accettando con coraggio la separazione e la conseguente solitudine affettiva.

Il carattere è insicuro ma insoddisfatto. Il soggetto oppresso è il classico figlio di papà, il cocco di mamma cha a 40 anni vive ancora a casa perché si sente protetto e accudito. Fin da piccolo è stato costretto a non fare, perché ogni sua azione, ogni sua decisione poteva essere pericolosa o non in sintonia con l'ideale di educazione perfetta della famiglia di appartenenza. Il dover sempre stare attento e aspettare che fossero gli altri a decidere per lui lo ha costretto ad assumere un comportamento di totale sfiducia in sé stesso; è sempre succube delle scelte altrui, non sa decidere e se lo deve fare cade in uno stato di ansia patologica con tremori, disturbi intestinali, sudorazione specialmente alle mani. Accetta ciò che gli viene imposto nel nome dell'amore e del suo bene, ma dentro di sé cresce una forma di ribellione rabbiosa che a volte sfocia in crisi violente verbali e/o fisiche. La frustrante sensazione di non poter crescere, lo rende nervoso e impaziente, vorrebbe ribellarsi ma ha paura di conquistarsi la libertà che sarebbe sinonimo di autonomia. Questa guerra interiore si trasforma in vittimismo, tutto il mondo sembra tramare contro di lui, non c'è niente che possa renderlo felice o gratificato. Ogni scelta dipende dalla scelta del genitore, del partner, dell'amico. Non compie mai una scelta autonoma, dunque come può essere felice e gratificato? E allora vige la legge della lamentela, non c'è nulla che va bene è conseguenza delle sue decisioni, Il remissivo vittimismo accompagnato a un costante atteggiamento lamentoso rappresenta l'unica arma per provocare e umiliare chi lo opprime; è una forma estrema per esasperare e condurre all'azione finale il suo oppressore: farsi lasciare.

La ferita dell'oppresso compare fin dai primi vagiti quando ogni azione fisiologica e naturale (defecare, mingere, eruttare, piangere, urlare) diventano non la normale espressività di chi sta imparando a chiedere, ma una preoccupazione per i genitori. Spesso era la madre ad innescare questa ferita perché è lei che viveva con estrema ansia e amore possessivo la venuta del primogenito, ma oggi le coppie e l'ansia avvolge entrambe i genitorie spesso è il padre a preoccuparsi eccessivamente della salute del proprio figlio, è l'unico figlio che mi posso permettere economicamente, deve stare bene non può stare male per non stare male lo stesso. Non piangere, mangia questo, cosa succede hai mal di pancina, bevi questo, non fare questo ma fai quest'altro, cos'hai, e via dicendo. Ogni azione del bambino è limitata al volere del padre-padrone o della madre-matrona: deve sottostare alle scelte di un genitore che decide per lui nel bene e nel male. Il tipo oppresso si sviluppa in una famiglia che lo ha investito di troppo amore, un affetto soffocante e opprimente, l'attenzione ricevuta nel quotidiano ha reso il bambino insicuro e incapace di intendere e di volere, mentre dentro di sé la rabbia repressa si trasforma in provocante ribellione che, se non espressa nella ritrovata libertà, diverrà una frustrante vita di omertà. Il risultato finale sarà remissione o ribellione, non c'è una via di mezzo.

L'emozione innata in chi cerca di sanare la ferita dell'oppressione, è la frustrazione, uno stato psicologico risultante dal mancato o inibito soddisfacimento di un bisogno per cause esterne o per conflitti interni al soggetto, che consegue a ripetute delusioni o umiliazioni. L'ottusità è una delle cause principali che scatenano la frustrazione. Fra le altre, potremmo aggiungere l'egoismo, l'insensibilità, l'immaturità, l'incapacità di uscire dalla visione soggettiva della realtà, in poche parole la frustrazione uccide ogni energia.

La paura esistenziale è quella della libertà, di poter decidere, di avere impegni o doveri non desiderati, della famiglia, delle responsabilità, dei genitori, degli orari, di essere dipendente, dell'impotenza, delle malattie, degli sport estremi, delle dipendenze affettive.


L'UMILIAZIONE ferisce gli organi dell'ENDODERMA con attivazione di processi proliferativi/produttivi

Carattere: servile ma pratico

Emozione primaria: vergogna

Conflitto: di sopravvivenza

Diritto negato: di pensare

Paura: dell'altrui giudizio, di essere giudicato

Illusione di sé: "agisco dunque penso"

Comportamento: timido e riservato

Energia fisica: medio-bassa; energia mentale: bassa (- ecto, - meso, + endo)

Colore utile: arancione, da gioia e intraprendenza, "non temere di vivere"

Le tre fasi della vita in un batter d'occhio: nel passato sono stato umiliato, vivo il presente in virtù del futuro per non avere più vergogna, ma ho paura del futuro perché potrei sentirmi giudicato.


Un'anima umiliata si sentirà una nullità, avvertirà uno stato emotivo simile alla vergogna, in quanto sia l'umiliazione che la vergogna sono emozioni sociali che coinvolgono la sensazione di sentirsi inferiori rispetto agli altri. Il soggetto proverà vergogna ogni volta che verrà umiliato, ma solo in situazioni pubbliche. Con l'umiliazione si sente inferiore e impotente e questo lo porta a divenire apatico e indifferente invece che attivo e reattivo, dunque non genere né comportamenti asociali (violenza) né prosociali (chiarimenti). Un'anima umiliata proverà scarsi sensi di colpa e alti livelli di offesa e impotenza: non si sente in colpa, ma si sente offeso, inferiore e impotente rispetto agli altri. Difficilmente un bambino ce è stato umiliato dai o dal genitore sarà pronto ad affrontare la vita adulta, perché questo significherebbe potere e dovere decidere, scegliere agire, fare, combattere, fuggire, contrastare e modificare ciò che gli altri hanno deciso per lui. invece il soggetto umiliato vive una forma di totale e accettata sottomissione, quasi un'apatia masochista.

Il carattere è Timido. E' il classico individuo che fa di tutto per non attirare l'attenzione, ed è per questo che cercherò di prendersi poco spazio sociale ma molto spazio fisico attraverso il corpo, ingrassando, per soddisfare le sue carenze emozionali. In presenza di estranei sarà un finto timido ma poi sarà l'attrattiva servile del gruppo. Si auto-denigrerà con la gestualità, l'eloquio, l'abbigliamento per far ridere gli altri attraverso le manifestazioni comuni di vita quotidiana. Inizialmente eviterà di parlare e quando lo farà sarà un colloquio privo di un inizio e di una fine, la paura di sbagliare si traduce in paura di essere ridicolizzato e questo significa vergogna. Mangia, beve, ride, e si muove goffamente perché tutto ciò che ha imparato è stato giudicato stupido e infantile, sembra un bambino anche se adulto. Non vuole essere escluso, ma non sa come farsi accettare e rispettare, per tale motivazione si offre a dare aiuto e servizio in ogni circostanza, anche se ciò comporta l'esse­re di nuovo umiliato. Una madre umiliata è serva del marito e dei figli e non reagisce alle offese e alle continue pretese; un padre umiliato lavora senza entusiasmo e non ha la minima idea di cosa possa essere la soddisfazione pro­fessionale o la stima della propria famiglia, anzi è un servo senza iniziative; un bambino umiliato sarà il giullare dei compagni è l'incapace della famiglia, sempre meno di un fratello o di un compagno a cui essere paragonato. Farsi accettare da un gruppo, per lui che non sa neanche allacciarsi le scarpe, si­gnifica sottostare a ogni richiesta, anche alle più umili; lui non sa proporre o ha timore di proporre e per questo chiede e obbedisce senza fiatare, anzi lo fa con il finto sorriso di chi sa che si sta umiliando. Parla sempre sminuendosi e usa sempre il diminutivo: testolina, manina, passeggiatina, pochino, mangia­tina. Arriva ad addossarsi le colpe altrui per farsi accettare dal gruppo. È un ipersensibile, ma tiene tutto dentro, non esprime la sofferenza e cerca di non ferire perché sa quanto fa male non essere apprezzati o feriti.

La ferita dell'umiliazione compare quando il bambino ha la capacità di poter imparare a mangiare, bere, defecare, fare la pipì, lavarsi da solo e soprattutto quando inizia a scoprire il sesso e gli organi che gli danno piacere; quando le funzioni vitali vegetative richiedono un'azione per essere soddisfatte da sole e non da altri. Se non gli è permesso di imparare ad agire, e anzi viene umiliato, offeso e ridicolizzato ogni volta che sbaglia nel provarci, allora la ferita sarà tal­mente profonda che per tutta la vita si sentirà inerme e impotente, quindi accet­terà, in silenziosa sottomissione, le angherie e le offese dei più forti. Le situazioni umilianti colpiscono prevalentemente la sfera fisica e quindi sessuale: il soggetto umiliato a sua volta umilia il proprio corpo col sovrappeso o in generale con scarsa cura e attenzione, affinché non possa essere attraente, "guardatemi ma non desideratemi perché faccio schifo". Sia chiaro che l'umiliato non prova senso di colpa senza vergogna, perché ha sbagliato e l'ha fatto davanti ad altri.

L'emozione innata in chi cerca di sanare la ferita dell'umiliazione, è la vergogna. Si tratta di un'emozione complessa, legata alla percezione di sé, e per questo è stata definita anche emozione dell'autoconsapevolezza. Da un punto di vista fenomenologico, la vergogna è descritta come un senso improvviso e sgradevole di nudità, di trasparenza; ci si sente scoperti, sma­scherati e da qui nasce il desiderio di diventare invisibili, di sparire dalla vista degli altri. La vergogna può riguardare il passato, il presente e il futuro, quindi si tratta di un'emozione intensa ed estremamente multiforme che ge­nera sofferenza profonda. L'esperienza di vergogna è legata alla percezione di aver fatto una brutta figura, e per questo di essere inferiori alle aspettative degli altri. Quando si prova questa emozione, il pensiero è quello di sentirsi giudicati profondamente diversi da come si desidererebbe. Ogni volta che nella vita ci sentiremo umiliati proveremo vergogna.

La paura originaria è quella di sentirsi giudicati dagli altri, di sbagliare, di dover prendere delle decisioni, delle responsabilità, di essere esclusi dal gruppo, di deludere le aspettative, della vita, della luce del sole, di esprimersi, degli esami, delle prove, dei test, della nudità, degli estranei, di parlare in pubblico, delle dipendenze fisiche (droga, alcol, fumo).


L'ACCUSA ferisce gli organi del ENDODERMA con attivazione di processi distruttivi/degenerativi

Carattere: rigido ma presuntuoso

Emozione primaria: senso di colpa

Conflitto: di sopravvivenza

Diritto negato: di amare apertamente

Paura: della sbagliare, del proprio giudizio

Illusione di sé: "se avrò risultati e successo sarò amato"

Comportamento: distaccato e controllato

Energia fisica: medio-alta; energia mentale: alta (+ ecto, + meso, - endo)

Colore utile: blu, "rilassati, stai sereno"

Le tre fasi della vita in un batter d'occhio: nel passato sono stato accusato, vivo il presente in virtù del futuro per non essere in colpa; ma ho paura del futuro perché potrei sentirmi sbagliato.

Un'anima umiliata si sentirà in debito con sé e con il mondo intero. La sua infanzia, rigida a livello educativo e morale, lo ha condotto a essere un perfezionista che non si può più permettere di sbagliare, quindi si offrirà per risolvere i problemi altrui e lo farà con estrema accuratezza, proprio per dimostrare che ha imparato dai suoi errori. Proverà sensi di colpa ogni volta che incapperà in situazioni in cui verrà accusato o quando si troverà sotto giudizio anche se nessuno lo sta accusando. Il problema è nella sua fobia: "E se ho sbagliato?". Ogni sua scelta sarà ben selezionata perché non vuole commettere errori. Quando si troverà tra la gente o con la persona che ama, il suo atteggiamento sarà apparentemente di distacco e di freddezza, ma lo farà per tenere le distanze da possibili coin­volgimenti emotivi che potrebbero indurlo in derive passionali o simpatetiche. È un giustiziere, vive con aggressività verso _se stesso gli sbagli che commette, troppo spesso papà o mamma gli hanno detto che sbagliava, che non doveva, che la colpa era sua, troppe volte ha pianto perché punito ingiustamente. Rivivere l'accusa· lo terrorizza ed è per questo che sarà un perfetto modello sul piano dell'affidabilità, della salute, dell'alimentazione. Difficilmente farà ritardo per non essere accusato, se tradirà qualcuno è solo perché si è sentito abbandonato, è una sorta di vendetta: "Mi accusi ingiustamente, e allora ti tradisco così puoi accusare"; tradire è uno sfogo, una liberazione dagli schemi rigidi che si è creato per essere perfetto e non criticabile. L'essere succube dell'autorità genitoriale gli ha lasciato il terrore della divisa, delle figure auto­ritarie, come poliziotti, giudici, professori. A volte anche il ricevere lo spaven­ta, perché non è sicuro di meritare ciò che ricevere. Meglio dare che ricevere.

Il carattere  sarà rigido e ossessivo. Ha un Io molto forte; ha dovuto soppor­tare tante accuse e le sue spalle hanno retto e sono diventate forti e robuste, proprio per poter sopportare il peso delle responsabilità future. Il controllo su se stesso frena costantemente i suoi impulsi ad aprirsi verso gli altri, provocando un apparente atteggiamento di altezzosa superiorità. Il rigido è frena­to nell'esprimere, fa fatica a lasciarsi andare negli affetti e nelle manifestazio­ni di tenerezza, ciò è dipeso da un'educazione spartana e priva di abbracci o baci, ma ricca di precisazioni correttive su reali o presunti comportamenti sbagliati. Ha un alto senso del dovere e di indipendenza ma scarsa autostima. Aggressivo se sbaglia, si sfoga con chi gli è vicino perché non accetta i suoi sensi di colpa e deve scaricarli, altrove. Evita le emozioni affermando che sono solo debolezze da femminuccia. Su ogni suo comportamento, iniziative e azione incombe l'idea che non bisogna sbagliare; il soggetto accusato quindi sentirà il peso di ogni mossa, e in questo modo anche il semplice vivere quotidiano risulta estenuante. A fine giornata si sentirà stanchissimo ma sol­levato perché ora non dovrà più stare attento, ora potrà dormire e il sonno sarà il suo rifugio, ma purtroppo addormentarsi vuol dire perdere il controllo e per lui questo è tabù, ed ecco il perché di spasmi, sobbalzi, risvegli continui al minimo rumore; anche il sonno porterà sogni ricorrenti e spesso saranno impostati su inseguimenti o raggiungimento di vette senza meta.

La ferita dell'accusato tende a far sì che il soggetto viva la passività come un senso di vulnerabilità, pertanto ambizione, competitività e aggressività sono il suo pane quotidiano. È molto ostinato, fa di tutto per riuscire e non accetta di lasciare a metà ciò che ha cominciato. Chi ha questa ferita è affi­dabile, molto sensibile ma orgoglioso perché se si lascia andare ha il timore di poter apparire un debole.

L'emozione innata in chi cerca di sanare la ferita dell'accusa, sarà il senso di colpa. Ogni scelta, ogni azione è vissuta in maniera drammatica perché comporta una scelta: "È giusto o sbagliato? Se sbaglio la colpa sarà mia e tutti mi diranno che ho sbagliato, quindi ho paura di scegliere. Ma se sono perfet­to, attento, pignolo e istruito, a livello intellettuale, non potrò sbagliare, quindi devo essere il migliore". Purtroppo l'ego non riconosce il possibile dall'im­possibile, la propria responsabilità dall'altrui responsabilità, e così l'accusato finisce con il prendersi la responsabilità altrui sentendosi in colpa. Ogni volta che nella vita ci sentiremo accusati proveremo un profondo senso di colpa. 

La paura originaria è quella di sbagliare, del proprio giudizio, di essere criticato o giudicato, del pubblico, dell'autorità, di fare scelte, della scuola, degli esami, prove, di proporsi, di dare consigli, di non essere ascoltato, di non saper cosa fare, di addormentarsi la notte. È paura di se stessi.